Biodegradabile e compostabile: quali sono le differenze

Biodegradabile e compostabile: quali sono le differenze

I termini biodegradabile e compostabile vengono confusi e considerati sinonimi: in realtà esiste una grande differenza di impatto ambientale. 

Biodegradabile e compostabile non sono la stessa cosa, mentre uno è neutro all’ambiente l’altro aiuta attivamente l’ecosistema. Come ci dobbiamo comportare con un sacchetto biodegradabile? Dove si butta? Qual è la differenza tra biodegradabile e compostabile? In questo articolo scopriamo tutte le differenze tra questi due materiali e come fare la raccolta differenziata. 

 

BIODEGRADABILE E COMPOSTABILE: NON SONO LA STESSA COSA 

Ad alcuni può sembrare strano, ma compostabile e biodegradabile hanno significati diversi. Molti di noi gettano nei rifiuti in modo indistinto materiali compostabili o biodegradabili come se questi materiali fossero la stessa cosa. Invece dobbiamo prestare maggiore attenzione alla gestione dei rifiuti. Infatti scopriremo che i materiali biodegradabili ci mettono più tempo a decomporsi, mentre quelli compostabili molto meno. Inoltre quelli compostabili hanno proprietà nutritive per il terreno, possono essere utilizzati come fertilizzanti e concimanti. 

COSA SIGNIFICA COMPOSTABILE

Cosa significa compostabile? Quali sono i materiali compostabili e cosa li distingue da quelli biodegradabili? 

I materiali compostabili si dicono tali poiché dopo un processo di compostaggio si trasformano in compost. Il compost è un terriccio organico che possiamo usare come concime naturale, esso si ottiene tramite la biodegradazione di rifiuti organici compostabili. Quando è pronto il compost sembra terriccio e contiene molte sostanze che nutrono il terreno. Non tutti i materiali possono generare il compost. Possiamo definirli compostabili solo se si biodegradano in tre mesi e non risultano tossici per l’ambiente ma, al contrario, lo nutrono. 

 

COSA VUOL DIRE BIODEGRADABILE

Cosa distingue un materiale biodegradabile da uno compostabile? La principale differenza è che, per definizione, un materiale viene considerato biodegradabile se si decompone almeno del 90% in sei mesi. Come abbiamo visto, un materiale compostabile ci mette la metà del tempo a decomporsi ed è, inoltre, pieno di sostanze nutritive per il terreno. Invece un materiale biodegradabile avviene attraverso processi enzimatici grazie a microrganismo come funghi o batteri e può essere trasformato in:

  • metano;
  • anidride carbonica;
  • acqua.

Dunque un materiale biodegradabile si degrada facilmente nell’ambiente in sostanze non inquinanti, ma non va a nutrire il terreno e non ha uno scopo utile nella concimazione o come fertilizzante. 

 

BIODEGRADABILE E COMPOSTABILE: DOVE SI BUTTANO?  

Come ci si comporta nella raccolta differenziata? Un esempio cruciale in questo senso è quello dei sacchetti biodegradabili che non sempre sono compostabili. Solo se un sacchetto è biodegradabile e anche compostabile può essere gettato nell’umido oppure utilizzato per raccogliere l’umido.

Un altro 
esempio recente è quello della bioplastica, il materiale che si sta diffondendo in sostituzione alla plastica, ma che ha origine vegetale e può essere sia biodegradabile sia compostabile. In questo caso possiamo rimanere confusi e dobbiamo prestare attenzione ai simboli che ci indicano come comportarci nel gettare questi rifiuti.
R5 Living è sensibile al tema della sostenibilità legato ai materiali del packaging, infatti propone dei 
refill contenuti in un involucro fatto di materiale PVA, polimero sintetico solubile in acqua, che è biodegradabile e non rilascia sostanze tossiche, mentre per il packaging esterno utilizza cartone certificato FSC® con una percentuale di riciclo almeno del 70%.

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